Terrorismo ed estrema destra: due facce della stessa medaglia

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destraNon è un mistero che l’Europa,  e in particolare paesi come la Francia e il Belgio, siano obiettivo e bersaglio di attentati di stampo estremista islamico, che negli ultimi tempi ne hanno minato la sicurezza e la stabilità. La gente, nei giorni immediatamente successivi, ha paura a uscire di casa, a girare per le strade, non si sente tranquilla. Obiettivi potenzialmente sensibili come teatri, stadi sportivi e grandi manifestazioni hanno visto introdurre o incrementare le misure di sicurezza, come i controlli degli oggetti che si portano e più generalmente l’aumento delle unità di forze armate a protezione.

In un quadro come quello appena descritto, l’estremismo di destra trova un terreno molto ben impregnato, giocando sulla paura e la non tranquillità della maggior parte delle persone.

La campagna elettorale da parte di politici appartenenti a movimenti nazionalisti e xenofobi inizia da una semplice equazione: “I terroristi sono musulmani, perciò i musulmani sono terroristi”. La massa delle persone, specialmente di coloro il cui interesse per la politica è sempre stato superficiale e basato sulle promesse “personali”, viene così fomentata innanzitutto all’islamofobia e al considerare ostile l’individuo di religione musulmana, semplicemente in quanto tale.

muslimtIl secondo step si collega al fenomeno dell’immigrazione, e alle innumerevoli e abusate citazioni delle parole di Oriana Fallaci. Poiché spesso gli attentatori sono individui nati in Europa e con cittadinanza europea, ma figli o nipoti di immigrati da paesi islamici (soprattutto nordafricani), lo slogan che divampa a macchia d’olio nella mentalità comune è: “Vedete? Li abbiamo fatti crescere qui! Li abbiamo accolti e ora guardate cosa succede! Sono una minaccia per la nostra sicurezza!”. Peggio ancora c’è chi dice: “Se tu sei nato in Italia ma i tuoi genitori sono marocchini, tu per me sarai sempre marocchino!”.

Ponendo sullo stesso piano l’immigrazione di individui di religione islamica in Europa nei decenni passati (con la conseguente integrazione e radicamento nella società europea) ed il fenomeno migratorio attuale, viene volutamente indotto nella gente il timore dei nuovi immigrati, con la convinzione che essi siano i terroristi del futuro (oltre a “rubare il lavoro”), e il desiderio a questo punto diventa quello di espellere tutti gli immigrati. “Rimandandoli tutti a casa – pensa una persona in modo superficiale e semplicistico – ci sarebbero solo italiani, e noi saremmo sicuri dagli attacchi terroristici”.

salviniSi arriva quindi alla fase finale del progetto dell’estrema destra: ormai la moltitudine è stata plagiata e il terreno è fertile. L’obiettivo è chiudere le frontiere, tornare ai vecchi stati che fanno ognuno per sé, cancellare l’Europa come istituzione e l’Unione Europea (e a questo punto abolire la moneta unica e la libera circolazione delle persone, faticosamente conquistata con il trattato di Schengen). L’estrema destra che prende il potere, a questo punto sarebbe libera di attuare i provvedimenti più restrittivi. Oggi vengono espulsi i musulmani, domani gli omosessuali, dopodomani gli ebrei, e comunque tutti quelli che sono percepiti come diversi. Il confine tra un quadro del genere e quello che accadde ottant’anni fa è molto sfumato.

E’ sempre bene ricordare che l’Unione Europea non è un male e un danno, come alcuni vorrebbero farci credere, ma è ciò che ha permesso di mantenere la pace e la stabilità nel Vecchio Continente per ormai più di settant’anni: un risultato senza alcun precedente storico.

Ed è altrettanto fondamentale non farsi ingannare quando alcuni individui strumentalizzano a proprio favore eventi drammatici e conseguentemente formulano promesse facili di gradimento popolare: l’estremismo non può mai abbinarsi con sicurezza, stabilità e tranquillità. L’estremismo non ha nulla a che vedere con gli ideali di democrazia, perché lo dice la parola stessa: ponendosi all’estremo, rifiuta il compromesso e la mediazione.

Simone Bedarida, di Firenze, è laureato in Economia Aziendale
Simone Bedarida, di Firenze, è laureato in Economia Aziendale


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