Retrogusto amaro: retrospettiva su un congresso ormai passato

Il congresso UGEI 2018 è concluso e mi ha lasciato in bocca un retrogusto amaro, fatto di scoraggiamento e dissenso con alcune posizioni emerse. Non solo non condivido molte delle idee, ma il modo in cui queste sono state veicolate. È intellettualmente disonesto richiamarsi ai libri della tradizione ebraica quando si è privi di una conoscenza approfondita a riguardo, ed è altrettanto sbagliato inveire contro persone che da questi prendono spunti incolpandole di ignoranza. Morale: il richiamo fatto a un passo di Rashì era corretto e la presenza di persone non ebree durante il seder di Pesach non è problematica né oltraggiosa. Bisogna conoscere ciò di cui si parla, ma sembra che il più delle volte coloro che si atteggiano a grandi inquisitori, a paladini dell’integrità della lettera siano gli stessi che di essa hanno una conoscenza sfocata.
Altro punto che lascia riflettere: il modo in cui si è svolto il congresso. Troppo spazio lasciato alle belle parole di chi sottoscrive o contrasta alcune idee, senza dare un apporto significativo e originale a ciò di cui si parla. È cosa bella e giusta la libertà di espressione così come mostrare interesse per un argomento che divide gli animi e infiamma i cuori; ma quando si hanno poche ore e gli argomenti di cui parlare sono tanti bisognerebbe recidere qualche parola o per i più coraggiosi: tacere. Forse è per questo che non intervengo quasi mai: perché le parole sono importanti e vanno centellinate.
Quarto e penultimo punto: trovo problematica l’aggiunta di due componenti al consiglio UGEI perché sono quasi sicura che ciò non equivale a una distribuzione equa dei compiti ma a un aumento consequenziale della voce pasti/soggiorni/treni e spostamenti vari sul bilancio del congresso successivo.
Quinto punto e concludo. Troppo poco tempo per la presentazione dei candidati. È difficile avere una conoscenza poco meno che superficiale di persone conosciute da tempo, mi chiedo come possa io capire in mezzo minuto chi mi rappresenterà per un anno intero. Potrei usare i criteri più vari: mi piace il pantalone che indossa (l’ho comprato anche io quindi in parte mi rappresenta), è l’amico di mio cugino, mio cugino è simpatico, e dunque anche lui deve esserlo. No, io i consiglieri non li conosco, non so niente di loro e non conosco nulla riguardo a quelli che si sono palesati durante l’ultima ora dei lavori congressuali e che non ho mai visto nei congressi precedenti. L’UGEI è importante ed è doveroso conoscerne i compiti così come l’eterogenea realtà che va rappresentando. Mi chiedo poi quale sia stato il senso della votazione: su nove candidati nove sono stati eletti e i numeri con i quali ciò è avvenuto non conteranno granché al momento della divisione dei ruoli. Vorrei pensare che non sia stato un congresso farsa, che sono andata alle urne perché era mio diritto e dovere e che è stato eletto chi meritava di esserlo, non chi si è presentato e per scarsità di sfidanti ha vinto.
Marta Spizzichino

L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.