Mattot e Massé: nel dolore di Tish Ha Beav il miglioramento della nostra Kedushà

In questo shabbat leggeremo due parashot assieme, ovvero quella di Mattot e di Massè e verrà portata a termine la lettura del libro di Bamidbar. Queste due parashot si leggono sempre nel periodo di Ben Hametzarim ossia il periodo di lutto che ricorda la Distruzione. Questo periodo dura esattamente tre settimane dunque 21 giorni e 21 notti che sommati fanno 42. 42 come le tappe che, nella parashà di Massé, Am Israel ha santificato nella propria essenza. Quindi Ben Hametzarim non è solo un periodo in cui si ricorda il dolore per il Bet Hamikdash, ma deve anche condurci a migliorare la nostra Kedushà, proprio come ha fatto Am Israel nella Torà.
Nella Parashà di Mattot vengono affrontati i temi riguardo le norme sui voti pronunciati dalle donne sotto custodia maritale o paterna. Successivamente nel capitolo XXXI si narrano i preparativi per la guerra contro i Midianiti e i risultati della campagna coi prigionieri catturati e il bottino raccolto; intorno ai primi Mosé emana ordini di estrema severità mentre dà disposizioni per la spartizione della ricca preda di bestiame e di oggetti, di cui viene fatta la statistica. Fra le tribù fornite tutte di greggi, quelle che ne possedevano di più cospicue erano le tribù di Reuvèn e di Gad, per cui essi chiesero che fosse immediatamente attribuita loro quella parte del territorio cananeo conquistato lungo la riva sinistra del Giordano. Moshé li accontentò a patto che Reuven e Gad collaborassero con le altre tribù alla conquista delle terre poste oltre il fiume. Il patto fu accettato e le due tribù, insieme alla metà della tribù di Menashè, conquistarono il territorio tolto a Sichòn, Re degli Emorei e ad Og, Re del Bashàn.
Nella Parashà di Massè invece viene narrato l’itinerario seguito dagli Ebrei tappa per tappa, per giungere dall’Egitto al Giordano, ovvero le 42 tappe. Poco prima di entrare in Erez Israel il popolo viene avvisato in merito al pericolo che correrebbe se si lasciasse prendere dal sopravvento del culto dell’idolatria. Dopo aver delimitato i confini ideali della Terra di Israele, nella parashà è stabilito quante città dovessero essere attribuite ai Leviti per le loro famiglie e per i loro bestiami e quante città dovessero essere destinate per gli omicidi involontari: queste erano chiamate le città rifugio. In seguito la Torà presenterà dei casi di omicidio per distinguere quello volontario e quello colposo al fine di mandare nelle città rifugio solamente le persone che hanno commesso un omicidio colposo.
di Ruben Caivano

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