27 Aprile 20205min

L’Italia sta forse perdendo la memoria?

liberazione-25-aprile

di Luca Spizzichino

 

Un altro 25 aprile è passato: diverso dagli altri, ma nel quale ogni italiano, quasi, dovrebbe festeggiare la fine di un regime, la nascita dello stato di diritto per come lo conosciamo oggi e della libertà. Una libertà che assaporiamo in ogni istante, anche in questo periodo particolare di distanziamento sociale e di quarantena, per il quale la Resistenza, con l’aiuto degli Alleati e della Brigata Ebraica, lottò anche a costo della vita.

Ma ciclicamente mi ritorna in mente questa domanda: “L’Italia sta forse perdendo la memoria di quanto successo 75 anni fa?” La risposta, dal mio punto di vista, purtroppo è sì. Il nostro Paese, per quanto possa sembrare surreale, ancora non ha completamente fatto un esame di coscienza di quanto accaduto durante l’oscuro periodo del nazifascismo, dove buona parte della popolazione è rimasta indifferente di fronte ai crimini perpetrati dai nazisti e dai fascisti.

E forse è proprio questa indifferenza e la non completa presa di coscienza di quanto accaduto che sta facendo perdere la memoria a questo paese, dove è semplicissimo poter riscrivere la storia. Lo dimostra una certa sinistra portando alle manifestazioni per il 25 aprile le bandiere palestinesi perché considerate simbolo della resistenza “all’oppressore sionista”, paragonato addirittura al regime nazista. Lo stesso regime con il quale il Gran Mufti di Gerusalemme, figura più importante per la popolazione palestinese durante il mandato britannico, si alleò durante lo scorso conflitto mondiale. Come se non bastasse, ogni anno la bandiera della Brigata Ebraica è oggetto di copiosi insulti volti a sfregiare la memoria di questi eroi che liberarono l’Italia.

Ma anche una certa destra fa del suo meglio (o peggio) per ridimensionare l’importanza di questo giorno, considerando l’antifascismo un valore dei soli comunisti, e non di tutti gli italiani, considerando “Bella Ciao” un patrimonio della sinistra anziché di tutti. Di questo passo, più andremo avanti e più questa giornata perderà di valore. Più perderanno forza questo giorno e il valore dell’antifascismo, e più proseliti faranno a nostro malincuore tutti quei movimenti di estrema destra nostalgici del Ventennio fascista, quegli stessi movimenti che ogni anno sfregiano con svastiche, croci celtiche e scritte antisemite i memoriali di mezza Italia e non solo.

E la perdita di forza di questo giorno la si vede quando i giovani non sanno minimamente cosa si ricorda il 25 aprile, come si vide nello scioccante servizio di Ballarò di qualche anno fa. E quando certi politici, e non solo, si permettono di mettere a confronto l’attuale situazione dell’Italia, chiusa a casa per la pandemia, con quella di settantacinque anni fa, dove grazie al sacrificio dell’Italia antifascista si riconquistò con il sangue la nostra tanto amata libertà.

Questa pandemia sta uccidendo la memoria storica di questo paese; sta uccidendo i nostri nonni, che vissero in prima persona quel periodo oscuro, e che combatterono per far sì che le generazioni future potessero vivere all’insegna dell’antifascismo e della libertà, che non assaporiamo più come una volta.

Con la speranza che l’Italia non dimentichi e che i giovani imparino ciò che è accaduto ai loro nonni, sfruttiamo questi momenti in cui il mondo sta rallentando. Abbiamo la possibilità di fermarci un attimo e di riflettere, per assaporare di più questa libertà che ci è stata donata, per capire fino in fondo l’ideale di antifascismo con il quale è nata la nostra repubblica, e infine per studiare e imparare da ciò che è stato.


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