Un libro per capire l’odio verso Israele nel mondo della cultura

di Redazione
Dopo i massacri compiuti da Hamas il 7 ottobre 2023, a giustificare l’odio e la violenza nei confronti d’Israele sono stati soprattutto ambienti che in teoria sarebbero preposti a contrastare il pregiudizio e l’intolleranza, e che invece li hanno alimentati: dal mondo del giornalismo a quello accademico, dall’editoria all’industria cinematografica, e più in generale tutto ciò che rientra in quella che genericamente siamo abituati a chiamare “cultura”. Per comprendere come è stato possibile che i centri del sapere e dell’informazione abbiano preso questa deriva, in Italia come nel resto dell’Occidente, è recentemente uscito il libro “La cultura dell’odio“, scritto dal giornalista Nathan Greppi e pubblicato dall’editore Lindau. Già consigliere UGEI e caporedattore di HaTikwa, Greppi affronta la tematica analizzando tre diversi contesti politici e geografici; il primo è il mondo anglosassone, con particolare riferimento agli Stati Uniti e al Regno Unito (anche se non mancano accenni ad altri paesi, quali l’Irlanda, il Canada e l’Australia), dove soprattutto negli atenei i movimenti filopalestinesi e il BDS hanno fatto molto proselitismo negli ultimi decenni. Il secondo contesto è quello italiano, dove queste derive si sono manifestate più tardi ma sono comunque esplose dopo il 7 ottobre. E infine, il terzo contesto preso in esame è quello israeliano, dove talvolta intellettuali e artisti arabi ed ebrei di estrema sinistra sposano le posizioni radicali dei loro omologhi all’estero. Arricchito da una prefazione del semiologo Ugo Volli, il saggio mette talvolta in atto un’operazione di fact-checking per smascherare falsità e preconcetti tipici della narrazione antisionista: ad esempio, per ribattere alle accuse di apartheid, si fa notare come in Israele i cittadini arabi abbiano sempre avuto il diritto di voto e di essere eletti come deputati nella Knesset, il parlamento. E per ribattere a coloro che operano una distinzione tra antisemitismo e antisionismo, vengono esposti diversi episodi realmente accaduti che dimostrano come ad essere vittime di questo odio siano stati spesso studenti ebrei in quanto tali, a prescindere dal fatto che fossero israeliani o meno e da quali fossero le loro opinioni politiche. Su quest’ultimo punto, quello dell’antisemitismo, il libro racchiude anche tre interviste inedite ad altrettanti studiosi autorevoli della materia: il ricercatore della Fondazione CDEC Stefano Gatti e gli storici Gadi Luzzatto Voghera e Claudio Vercelli. Allo stesso tempo, figurano alcuni riferimenti alle iniziative dell’UGEI per combattere l’odio negli atenei italiani. Nel complesso, La cultura dell’odio è un volume assai utile per capire le origini di questa ostilità nei confronti dello Stato Ebraico e adottare delle possibili contromisure per affrontarla. Una bussola per orientarsi in mezzo alla tempesta.

Organo ufficiale di stampa dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. Fondato nel 1949, dal 2010 è una testata online e inserto mensile di Pagine Ebraiche.