Lezioni di #resilienza #day14

HaTikwa, di Sharon Zarfati
Cosa hanno in comune Frida Kahlo, Rita Levi Montalcini e Nelson Mandela? In questi giorni di quarantena, siamo stati tutti costretti ad una condizione di tempo libero forzato. Perciò sono andata a scavare nella memoria delle biografie che ho letto negli ultimi tempi, e mi sono saltati alla mente questi tre nomi. Non riporterò l’interezza delle loro biografie, perché sicuramente le conoscerete già.
Frida Kahlo
La Kahlo è conosciuta universalmente come simbolo della rivoluzione messicana, icona della seconda metà del ventesimo secolo. La sua storia è l’immagine di una voglia incredibile di “prendere la vita a morsi”1.
A sei anni si ammalò di poliomielite, il ché le impedì di camminare agevolmente come i suoi compagni di scuola. Ma la sua vera condanna arrivò a diciotto anni: in un giorno di pioggia, mentre tornava in bus verso Coyocan, alla Casa Azul all’angolo del mercato di San Juan un incidente mortale le cambiò la vita; e questa volta per davvero. Un’apocalisse le piombò addosso: un corrimano del tram con cui si scontrò le trafisse da parte a parte il fianco. Fu un uomo di nome Alejandro a poggiarle un ginocchio in petto e a sfilare con un gesto deciso il pezzo di ferro che, una volta estratto, sancì per sempre la sua disabilità e sterilità.
Di lì iniziò il calvario di ospedali, chirurgi e medici che dovettero fare un vero e proprio “collage”2 e la rinchiusero in un sarcofago di gesso e ferro che divenne presto la sua tela, il suo grido di libertà.
È proprio in queste giornate interminabili che la Kahlo ha iniziato a dipingere, prima i suoi busti, poi sé stessa, l’unica immagine che poteva vedere era quella del suo volto riflesso e trasandato per una donna della sua caratura. È così che si rimane aggrappati alla vita?
“Ho cominciato a dipingere sdraiata a letto. Sarei dovuta rimanere paralizzata, dicevano i medici. E invece mi sono rialzata. E un giorno sono andata da lui”3. Lui era Diego Rivera. Il suo secondo “incidente” di vita.
Il resto della storia probabilmente lo conoscerete già.
Rita Levi Montalcini
Una delle più celebri citazioni della Montalcini è: “Le leggi razziali del 1938 si sono rivelate la mia fortuna, perché mi hanno obbligata a costruirmi un laboratorio in camera da letto, dove ho cominciato le ricerche che mi hanno in seguito portato alla scoperta dell’NGF (Nerve Growth Factor)”4.
La Montalcini fu sicuramente una donna che ha cambiato il mondo. Concentrando i suoi studi sul sistema nervoso centrale, fa giusto in tempo a laurearsi con lode in Medicina nel ‘36, che nel 1938 tenta prima una fuga in Belgio per salvarsi dalle leggi razziali che la costringono a tornare nel 1940 a Torino, sua città natale, e poi a Firenze, dove opera come medico per le forze alleate partigiane.
È nella sua camera da letto che la Montalcini allestisce un laboratorio dove conduce minuziose ricerche per identificare il fattore di crescita delle cellule nervose e, assieme a Stanley Cohen, effettua la prima caratterizzazione biochimica del fattore di crescita. Questa scoperta le valse il Nobel per la Medicina nel 1986.
Nelson Mandela
Mandela ha vissuto per 27 anni in carcere, in una piccola cella che poteva essere percorsa in tre passi, dove le visite erano permesse una volta ogni sei mesi, e dove ogni giorno spaccava pietre che diventavano ghiaia, in silenzio. Il tutto essendo innocente.
In carcere Mandela leggeva, spesso la stessa poesia (che vi lascio qui sotto5), o scriveva lettere per i suoi affetti o per i membri della Lega Giovanile dell’ANC. Decise di vivere la prigionia come una preparazione per il tempo che avrebbe vissuto una volta uscito dalla cella. Ha saputo evadere con la mente ed essere un attivista per i diritti dei neri da dentro la cella, tanto è vero che nel 1990, quando il presidente Le Klerk lo liberò, fu colpito dalla folla che lo accolse e lo acclamò. Era composta di neri e di bianchi, vedeva un nuovo Sudafrica che era cambiato anche grazie a lui. Un anno dopo, nelle prime elezioni libere sudafricano viene eletto Presidente della Repubblica e Capo del governo.
È chiaro che gli esempi di vita che ho riportato non sono minimamente paragonabili alla nostra condizione, ma spero vi diano l’ispirazione per impiegare al meglio il tempo in queste giornate così strane.
Ora non è importante capire come e perché ci ritroviamo a vivere certe condizioni, quello ce lo diranno i numeri e gli storici tra diversi anni. Ciò che è importante capire ora è come investire il proprio tempo e trasformare una condizione in un’opportunità.
Essere resilienti alle situazioni, saper vedere l’opportunità dove non ve ne sono, è lo spirito che caratterizza i vincenti.
Citazioni
1,2,3 Pino Cacucci, ¡Viva la vida! – Feltrinelli Editore, 2010
4 Rita Levi-Montalcini, Elogio dell’imperfezione – Baldini Castoldi Dalai, 2010
5Invictus, in lingua originale https://www.youtube.com/watch?v=FozhZHuAcCs

L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.