HaTikwà – Questa settimana, ב״ה, leggeremo la parashà di Terumà, nella quale Dio spiega a Moshe Rabbenu come costruire il Mishkan, “il santuario portatile“, con il quale potranno essere svolte le varie funzioni, spiegate in parte nella parashà successiva. Secondo Rashi, l’ordine di costruire il Mishkan, fu dato solo in seguito al peccato del vitello d’oro. Infatti, prima di peccare, il popolo era arrivato ad una santità tale per cui ogni individuo di Am Israel poteva mettersi autonomamente in contatto con Dio.
Le varie parti, i particolari oggetti che avrebbero composto il Mishkan, vengono descritti minuziosamente dalla Torah, la quale indica le misure e i materiali da utilizzare con estrema attenzione al dettaglio. Ad esempio, Hashem comanda a Moshe di fare le assi per le pareti del Mishkan con il legno di acacia. L’interrogativo sorge spontaneo: il popolo ebraico come e dove poteva reperire questo materiale nel deserto? La risposta la rintracciamo in Bereshit Rabba 94, poiché è riportato che Yakov Avinu, una volta sceso in Egitto, piantò degli alberi di cedro e comandò ai suoi figli di portarli via dalla terra d’Egitto quando sarebbero stati redenti.
In questo modo la Torah vuole insegnarci che, ciò che piantiamo oggi servirà in futuro ai nostri figli, i quali trarranno beneficio dalle nostre fatiche. Come ben sappiamo, ogni singola azione che compiamo oggi, è generatrice di conseguenze inimmaginabili, per noi e per le generazioni a venire. È per questo che la Torah vuole trasmetterci la potenza delle nostre azioni, l’importanza di rivolgere lo sguardo al futuro e di tenere sempre alta l’attenzione nei confronti del prossimo.
Shabbat Shalom
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.