La Parashà della settimana: Behaalotechà

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“Il Sigm-re parlò a Mosé dicendo così: “Parla ad Aaron e digli: quando accendi i lumi fa che i sette lumi mandino luce verso la parete anteriore del candelabro” (lev. 8:1)”. Questo sabato leggeremo la Parashà di Behaalotechà, la terza del Libro di Devarim. Nel Capitolo 12 si narra della maldicenza che fecero Aaron e Miriam contro Moshé. Miriam prese in disparte Aaron e disse parole contro Mosè: “Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?”. Miriam rimproverava a Moshé di aver abbandonato Zippora, la moglie da cui ebbe i due figli Ghersom ed Eliezer, per occuparsi al meglio di guidare il popolo. In quel momento è lo stesso D. che sente le parole di Miriam e le risponde: “L’uomo Moshé è il più umile della terra” (Num. 12:3). L’umiltà può essere la caratteristica più importante per un leader? Perché per rispondere alla maldicenza viene portata proprio questa caratteristica? I commentatori rispondono a questa domanda dicendo che Moshé è un leader che non ha mai messo l’interesse personale al di sopra del bene della comunità e, soprattutto, ogni decisione che ha preso è stata fatta per amore nei confronti di Am Israel. Fu proprio perché non attribuiva la sua leadership a un impegno personale, mettendo da parte il suo ego e riconoscendo in tutto solo la volontà di D., che riuscì a trasmettere la Sua parola con la giusta fermezza. L’umiltà non è infatti sinonimo di inferiorità e mancanza di autostima. In conclusione, impariamo da Moshé l’approccio verso la comunità per ognuno di noi: l’umiltà è pensare meno a sé stessi rispetto alla collettività. Quando si arriva a questo punto, anche se si fa attraverso le esperienze più dolorose, si diventa più forte che mai. Si impara a non mettere in gioco la tua immagine, sé stessi. Si impara a non pensare affatto in questi termini. Il più alto riconoscimento di Moshé fu essere chiamato Eved Hashem, il servo di Dio. Quando Rabbi Yochanan disse: “La grandezza è umiltà” (meg. 31:a) intendeva spiegare la più grande singola fonte di forza, perché se non pensiamo all’io, non possiamo essere feriti da coloro che ci criticano o ci sminuiscono. Il segno della grandezza, infatti, è la combinazione di forza e gentilezza, che è tra le forze più curative nella vita umana. Shabbat shalom a tutti.


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