“Kaddish.com”, di Nathan Englander

di Rebecca Locci
“Non vi racconto questa storia per vantarmi, per darmi delle arie, e neppure per addurre un pretesto per tutti gli anni che ho perso. Ve la racconto solo per dire che non è mai troppo tardi per vivere la propria vera vita.”
Kaddish.com è l’ultimo romanzo dell’autore americano Nathan Englander, tradotto da Einaudi. In un mix di commedia e introspezione, ci regala un libro che oscilla tra una profonda delicatezza e del sano umorismo.
Ci troviamo in America: Larry, il protagonista, è in lutto dopo aver perso da poco l’amato padre, ebreo ortodosso esponente della comunità di Brooklyn, e sta affrontando la shivà. È ospite, anche se sarebbe più corretto dire “prigioniero”, a Memphis nella casa della sorella Dina. Larry non è un ebreo ortodosso come sua sorella, e nonostante stia cercando di fare del suo meglio in questi 7 giorni di lutto stretto, l’ebraismo non gli va proprio a genio. Ed è in questa occasione che si pone un vero problema per il trentenne scapestrato: il kaddish. Il figlio maschio, per ben 11 mesi e con la presenza di un minian di 10 uomini ebrei, deve recitare per il defunto questa preghiera. Ed ecco l’interrogativo maggiore: Larry sarà in grado di portare a termine il suo compito? Manterrà la promessa fatta? Ovviamente no.
Larry è disperato; sa che non reciterà mai ogni giorno il kaddish per il padre, e deve trovare una soluzione alla svelta. E qual è il posto migliore per riversare tutti i nostri interrogativi se non il grande web? Dove i saperi si fondono e si diffondono, ecco aprirsi uno spiraglio di salvezza per Larry che si imbatte in “Kaddish.com”, un sito nato per aiutare gli ebrei poco rigorosi come lui, in cui tecnologia e tradizione si sposano tra loro. Dove volenterosi ebrei ortodossi, dietro un piccolo compenso, si incaricano di salvare le anime dei defunti recitando il kaddish per conto di terzi.
È un sistema perfetto per Larry, che senza pensarci due volte firma il contratto, viene abbinato allo studente Chemi, risolve i suoi problemi, accontenta la sorella e ritorna alla sua vita di sempre. Vi starete domandando se è tutto finito, se questa sia la fine del romanzo. Sembrerebbe di sì, e invece è solo l’inizio.
A distanza di poco tempo dalla conclusione dell’anno di lutto per il padre, Larry sembra avere una sorta di illuminazione. Inizia a mettere in discussione il modo in cui ha condotto la sua vita fino a quel momento, e giunge alla conclusione che forse si stava assimilando e perdendo le sue radici ogni giorno di più, rendendo sempre più vuota la sua vita. In questo modo, Larry inizia riavvicinandosi al suo nome ebraico Shaul (poi soprannominato Shuli), passa sempre più shabbatot con sua sorella e la sua famiglia, torna a studiare Talmud. E quasi senza accorgersene rinasce, diventando Reb Shuli. È sposato con Miri, ha 2 bambini, insegna.
Sembra procedere tutto bene, fino a quando Reb Shuli non si ricorda del suo contratto stipulato con “Kaddish.com”, e di come abbia “venduto” l’anima del padre. Si sente male, e ad ogni giorno che passa è come se avesse dato via una parte di sé, e vuole assolutamente riaverla indietro. Con l’aiuto di uno dei suoi studenti, Gavriel, cerca di rintracciare i benefattori di “Kaddish.com”, ma senza successo: non rispondono alle mail, non leggono i messaggi. Reb Shuli è letteralmente ossessionato dalla faccenda: non si da pace, mette a dura prova la pazienza della moglie che non sa più come confortarlo, non dorme la notte e rischia di mettersi in guai seri insieme al suo studente.
All’improvviso ecco che la fortuna bussa alla porta del nostro protagonista: grazie alle competenze tecniche di Gavriel, i due riescono a geolocalizzare il computer di “Kaddish.com”. Poco prima di essere scoperti, il ragazzino riesce a disegnare una mappa che darà di nascosto al suo insegnante. Reb Shuli parte alla volta di Gerusalemme. Non è per nulla facile raccapezzarsi nei vicoli di Nachlaot: tra cancelli malmessi che nascondono case signorili, stamberghe, vie popolate da donne che trasudano ed incarnano la resilienza delle prime pioniere del sionismo, giovani ragazzi e infinite scuole di Talmud.
Reb Shuli sa cosa sta cercando, ma non sa cosa lo aspetta. Scoprirà una verità di cui non sospettava minimamente e dovrà agire. Dovrà saper rimediare. Ci riuscirà? O è ancora il Larry di un tempo, pronto a scappare nella prima scorciatoia che trova? Dovrete leggere il libro per scoprirlo.
Perché è una lettura consigliata? Perché è un romanzo che ci insegna che non è mai troppo tardi per rimediare. Perché è una storia un po’ strana, che ti lascia dei dubbi, ma a volte è bello anche non comprendere tutti gli interrogativi. Perché abbiamo bisogno di protagonisti più umani, forse anche più vicini a noi. Perché serietà e comicità possono andare a braccetto, l’equilibrio tra mondi che sembrano distanti e inconciliabili esiste e non è affatto male. Infine perché in fondo, per quanto sia difficile, dobbiamo saper perdonare noi stessi.

L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.