Intervista al deputato Martin Engelberg: “L’attentato a Vienna era diretto alla Comunità Ebraica”

di David Fiorentini
Riprendiamo, tradotta dall’inglese, un’intervista del Vicepresidente UGEI David Fiorentini pubblicata il 5 novembre dall’agenzia di stampa EJP (per l’originale cliccare qui).
Martin Engelberg è il primo ebreo eletto deputato nel parlamento austriaco. Membro del Partito Popolare Austriaco (OVP in tedesco), siede alla Camera dal 2017, dove è membro della commissione per gli affari esteri e portavoce per la cooperazione internazionale. Lunedì 2 novembre, 4 persone sono state uccise da un terrorista islamico che ha aperto il fuoco in 6 diversi punti di Vienna, di cui uno vicino alla Sinagoga Stadttempel, nel centro della capitale. 22 persone sono rimaste ferite, compreso uno degli agenti di polizia intervenuti sul posto. Gli attacchi sono stati rivendicati dall’ISIS.
Come vede gli attacchi avvenuti a Vienna? Crede che la Comunità Ebraica fosse un obiettivo?
Forse è ancora troppo presto per dirlo; di sicuro, se qualcuno avesse voluto veramente attaccare la Comunità Ebraica, non lo avrebbe fatto in quel momento. Tutti sanno che alle 8 di sera è tutto chiuso, per cui non c’era modo di causare alcun danno. La sinagoga è un centro rappresentativo della comunità, ma pochi ebrei vivono in quella zona. Direi che almeno simbolicamente è stato un attacco alla Comunità Ebraica, ma allo stesso tempo credo che sia stato un attacco alla civiltà occidentale. Inizialmente gli obiettivi di attentati terroristici erano principalmente centri ebraici, ma molto rapidamente il target si è espanso comprendendo l’intera società occidentale. Per questo, forse, all’inizio c’era l’intenzione di attaccare la sinagoga o la Comunità Ebraica, il che però è velocemente degenerato in un attacco all’intera società occidentale, aperta e moderna.
Senza entrare nel merito se gli attacchi fossero contro la Comunità di Vienna o meno, cosa pensa della sicurezza degli ebrei in Austria, considerando anche la recente chiusura della sinagoga?
Per la cronaca, l’intera zona è stata chiusa solamente per un giorno, giovedì, perché non si sapeva se vi fossero altri attentatori o meno. La polizia ha chiesto alla cittadinanza di non entrare nel primo distretto di Vienna e tutti gli esercizi sono stati chiusi, non solo quello ebraici. È stata una manovra solamente legata allo svolgimento delle attività di ricerca della polizia. Per cui, già da venerdì, tutto è tornato alla normalità, così come la sinagoga e i ristoranti kasher.
Inoltre, la Comunità Ebraica di Vienna può contare su un ottimo dipartimento di sicurezza, finanziato in parte anche dallo stato. Infatti, proprio due settimane fa, abbiamo aggiunto 4 milioni di euro al budget annuale della comunità viennese per assicurare un sistema di sicurezza impeccabile. Qualsiasi aspetto, dalla scuola ebraica ai negozi ebraici, è stato protetto efficacemente per molti anni, perciò mi aspetto che non ci sia nessun impatto sulla comunità ebraica.
Vede una correlazione tra gli attacchi in Francia e quello di Vienna? Possiamo parlare di una nuova ondata di terrorismo? Crede che gli ebrei siano al sicuro in Austria e in Europa?
Sicuramente le comunità ebraiche rimangono un obiettivo primario, però le vedo all’interno di una cornice più ampia che è la civiltà occidentale. Sono contrario a prendere in considerazione le comunità ebraiche come unicum, decontestualizzandole dalla realtà in cui viviamo; con gli anni, abbiamo visto come gli attentati siano sempre più alimentati da un odio verso tutta la nostra società, piuttosto che dall’antisemitismo, che ovviamente rimane uno dei principali fattori della mentalità islamista.
Per di più, dobbiamo dire che l’Austria ha vissuto un età dell’oro negli ultimi 35 anni. Ho 60 anni, e sono abbastanza anziano da ricordare che nella mia gioventù vivevamo regolarmente attacchi su Vienna. C’è già stato un attacco alla sinagoga centrale nel 1981, un altro all’aeroporto nel 1985, l’OPEC nel 1975, e nel 1981 il Presidente della Società Israelitica Austriaca è stato assassinato.
Sono sicuro che al giorno d’oggi il governo, così come il Cancelliere e il Ministro degli Interni, sono assolutamente determinati a combattere lo “scenario islamista”. Ci sono state un paio di persone, simpatizzanti dell’Islam radicale, che hanno aderito all’ISIS per poi tornare, però finora la situazione è sempre stata calma e tranquilla. Solo ora c’è stato questo caso isolato, di una persona che è uscita fuori dal nostro controllo, ma sono sicuro che il governo sia fortemente determinato a fare il possibile per prevenire qualsiasi futuro attacco.
Crede che questo crescente odio verso l’Occidente abbia a che fare con la recente ondata migratoria del 2015 o più in generale con le scorse ondate?
Per quanto ne sappiamo, l’attentatore di lunedì è nato in Austria. Né lui né la sua famiglia sono stati parte dell’ondata migratoria del 2015. Non c’è neanche alcuna connessione tra lui e altre persone immigrate negli ultimi cinque anni. Quindi, anche se quel fenomeno migratorio ha avuto le sue specifiche problematicità, non penso che sia legato all’attacco.
Su un piano generale, sono completamente d’accordo che l’immigrazione musulmana degli ultimi decenni, principalmente verso la Francia, ma anche in altri paesi, continui ad essere un aspetto importante. L’integrazione non ha proprio funzionato, e gli immigrati hanno sviluppato un forte antioccidentalismo. È inevitabile. Perciò, il nostro obiettivo principale dovrà essere la difesa dei nostri valori occidentali contro la mentalità di parte della comunità islamica. E ripeto, parte della comunità islamica, la quale ha anch’essa il dovere di combattere gli estremisti che ripudiano il nostro stile di vita. Come ha affermato il Cancelliere Kurz: “Non è una guerra tra musulmani e cristiani, musulmani ed ebrei, Austria e Siria o Turchia. È una guerra contro coloro che disprezzano l’Occidente, che in questo caso hanno le vesti di islamisti e musulmani radicali.”
Alla luce di ciò che è avvenuto in Francia e le recenti dichiarazioni del Presidente Macron, di cosa pensa ci sia bisogno per garantire la sicurezza dei cittadini europei?
Beh, ci si potrebbe fare un’intera lezione (ride, ndr). Prima di tutto, i nostri sforzi per l’integrazione devono essere implementati. Dall’inizio dell’anno, il nuovo governo austriaco ha costituito l’inedito Ministero per l’Integrazione appositamente per tale problematica. Dopodiché, abbiamo creato un “Centro di Documentazione per l’Attività Islamista”. Sulla falsariga del “Centro di Documentazione sulla Resistenza Austriaca”, focalizzata sul tracciamento di attività di gruppi neonazisti, abbiamo inaugurato questo nuovo ente adibito a osservare e monitorare scrupolosamente iniziative di aree specifiche della comunità islamica. In aggiunta, sono convinto che programmi educativi, in particolare nelle scuole, siano di fondamentali, così come l’importanza della lingua tedesca, per integrarsi completamente nella società, nella forza lavoro ed evitare di isolarsi in quartieri periferici.
Stiamo lavorando assiduamente in tale direzione, introducendo nuove leggi che molte altre nazioni devono ancora adottare: sono stati proibiti i finanziamenti esteri alle comunità musulmane, Imam ed educatori musulmani sono costantemente tenuti sotto controllo. Questo è il motivo per cui ci siamo sentiti al sicuro in Austria; ma non voglio parlare troppo al passato, questo è il motivo per cui siamo sicuri che l’Austria tornerà ad essere tranquilla.

L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.