Incendi e cambiamento climatico: che cosa sta succedendo al nostro Pianeta?

Come ogni calda estate, le notizie di incendi boschivi riempiono i telegiornali. Secondo le prime stime regionali, gli incendi in provincia di Oristano (Sardegna) hanno bruciato almeno 20mila ettari di terreno. Rientrano nella categoria dei «grandi incendi forestali», quelli che sono troppo vasti per essere spenti ma possono solo venire arginati con gli interventi aerei.
In Sicilia, nel palermitano, decine di roghi stanno divampando e hanno costretto varie persone a lasciare le loro case. Negli ultimi anni, gli incendi nei paesi attorno al Mar Mediterraneo sono aumentati a dismisura, molti sostengono a causa del cambiamento climatico dovuto ad attività umane. Questi stessi effetti si vedono adesso nella difficoltà che la guardia forestale sta incontrando per contenere gli incendi in Sardegna.
Temperatura media
Dal 1880, la temperatura media terrestre è aumentata di circa 1.5 C. I paesi firmatari dell’Accordo di Parigi 2015 si sono impegnati nell’impedire un aumento superiore ai 2 C rispetto al 1880. Questi due numeri possono sembrare poco allarmanti, ciononostante bisogna sempre ricordarsi che gli scienziati parlano di temperatura media: ciò significa che ci possono essere zone del globo dove la temperatura è aumentata già di 3-4 C, e continua ad aumentare pericolosamente. Molti scienziati sostengono che l’aumento complessivo di 2 °C causerà una catastrofe: una grande riduzione dei ghiacci polari, l’innalzamento del livello dei mari al punto da rendere inabitabili ampie zone costiere e contemporaneamente l’inaridimento di molte aree coltivate.
Fonte foto: https://www.un.org/en/global-issues/climate-change
– Le “warming stripes” indicano la temperatura media in ogni anno dal 1850 fino ad oggi
L’ultimo report delle Nazioni Unite sostiene che, con gli attuali ritmi di emissioni di CO2, entro il 2100 si potrebbe arrivare ad un aumento tra i 4 ed i 7.8 C, abbastanza per aumentare incredibilmente la frequenza di eventi naturali estremi e causare un innalzamento dei mari che potrebbe costringere milioni di persone a dover lasciare le loro case. Le stime dei danni che si potrebbero causare si aggirano intorno ai $17000 miliardi, cioè circa il 20% del PIL globale, e più di 290 milioni di persone colpite da ripetuti allagamenti (1,2).
Il (vecchio) polmone del mondo
Probabilmente per la prima volta nella storia umana la foresta Amazzonica, da sempre considerata il “polmone” del mondo, emette più CO2 di quello che immagazzina. Le foreste massive come quella Amazzonica sono incredibili armi per assorbire il CO2 nell’aria, ciò nonostante, negli ultimi anni, il governo Brasiliano di Jair Bolsonaro ha permesso e incoraggiato la deforestazione. Il numero di incendi, causati dall’uomo e non, è cresciuto esponenzialmente, e ha causato gigantesche emissioni di CO2 da parte della Foresta. Questa notizia è stata accolta con rabbia e sgomento dall’Unione Europea, che ha minacciato sanzioni verso il Brasile, a meno che Bolsonaro non decida di affrontare il problema immediatamente.
In questa situazione non troppo rosea, l’unico punto positivo sembra essere una maggiore attenzione generale verso le politiche ambientali, e la presenza di un accordo mondiale per diminuire le emissioni, al quale hanno aderito gli stati responsabili di più del 55% delle emissioni globali, come la Cina che inquina di più di tutti i paesi del G7 messi insieme e sembra aver iniziato numerosi investimenti nel campo delle energie rinnovabili.
Fonte foto: https://www.nature.com/articles/s41467-019-12808-z.pdf
