Europa sotto assedio

di David Fiorentini
Sono passati circa 300 anni da quando le mura di Vienna furono cinte dalle truppe ottomane, pronte a varcare le porte d’Europa. L’esercito asburgico era ormai dato per spacciato, e dopo 3 mesi di assedio la capitale austriaca stava per capitolare quando, improvvisamente, avvenne un miracolo: giunsero i vigorosi rinforzi capitanati dal valoroso Jan Sobieski, Re di Polonia, che in nome dei sacri valori occidentali soccorse i soldati viennesi, evitando la caduta di uno dei principali baluardi del continente. Una battaglia passata alla storia, che ha immortalato Sobieski nella memoria collettiva, poiché riuscì ad arginare la prepotente ascesa ottomana e a salvare la civiltà occidentale.
Allo stesso modo, di fronte alla nuova ondata di attentati di matrice islamica, nessun paese può permettersi di lasciare sola la Francia, simbolo della libertà, che eroicamente ha denunciato a gran voce le problematiche legate ad un’immigrazione incontrollata e a una comunità musulmana mai totalmente integrata. Intere periferie sono ormai sotto il dominio dell’islamismo radicale e della giurisdizione della Sharia. È solo questione di tempo prima che le tragedie di Nizza, Parigi e Tolosa, diventino Roma, Madrid e Lisbona. Già Berlino, Bruxelles, Londra e Malmo stanno soffrendo gravemente per problemi analoghi e, pertanto, non possiamo continuare a far finta di niente. Già negli scorsi giorni, le violenze hanno raggiunto altre città; dopo un attentato a Lione, ieri notte quattro persone sono state uccise da una serie di sparatorie proprio nella sopracitata Vienna.
Ancora una volta, la posta in gioco non è solo un territorio, ma l’identità stessa dell’Occidente. Non è solo lo scalpore per le vignette di Charlie Hebdo, un mero diversivo. La vera questione è che finalmente anche il presidente francese prende consapevolezza del pericolo islamico e lo esterna annunciando provvedimenti. Macron ha dimostrato un enorme coraggio nel sottolineare l’emergenza che da anni minaccia il popolo francese, facendo scaldare persino il “sultano” Erdogan, che immediatamente ha chiamato a raccolta i musulmani più estremisti in una massiccia campagna di boicottaggio.
Aizzando il network dei Fratelli Musulmani, di cui Erdogan è tra i maggiori sostenitori assieme al Qatar e a cui è affiliato anche Hamas, è inevitabile che una nuova ondata di attentati si riversi in Europa, ma ciò non può continuare ad essere un deterrente per gli stati occidentali. Seguendo l’esempio francese, questi hanno il dovere di combattere il “separatismo islamico” e di salvaguardare le nostre libertà fondamentali.
Non si tratta soltanto del terrorista che accoltella i passanti, ma anche dell’autista che si rifiuta di fare salire sull’autobus pubblico una donna con la gonna a suo giudizio troppo corta, o il padre che pretende dal medico un certificato di verginità della figlia in modo da poterla dare in sposa. Tanti piccoli aspetti quotidiani, che stanno gradualmente diventando la normalità in numerose città francesi.
Insieme a questi problemi, inoltre, non si fa di certo mancare l’antisemitismo: secondo uno studio del gennaio 2020, il 70% degli ebrei francesi ha subito almeno un episodio antisemita nella propria vita, e tra i giovani ebrei di 18-24 anni la percentuale sale all’84%. Secondo lo stesso studio, il 36% degli ebrei francesi ritiene che l’islamismo sia la principale causa del crescente antisemitismo. A conferma della rapida degenerazione del clima francese, che ora evidenzia tutta la precarietà della permanenza della comunità ebraica in Francia, sempre più propensa a emigrare in Israele.
Purtroppo, a differenza del ‘600, l’Occidente si mostra debole e incurante dei propri ideali e della propria storia; non ha intenzione di combattere per conservare le sue radici. In nome della cosiddetta “laicitè”, e nel tentativo di imporre l’uguaglianza, si è finito per cancellare la propria identità. Ma non sono le divergenze che impediscono l’incontro e lo scambio, anzi, la bellezza del dialogo sta nel riuscire a rapportarsi con realtà diverse dalla propria. Troppo spesso si incoraggia le persone a non ostentare i simboli religiosi per non offendere le sensibilità altrui, ma è nascondendo la propria individualità che si rivelano le proprie debolezze. Di conseguenza, gli estremismi con una carica ideologica dirompente e con enormi risorse diventano minacce pericolose e incontrollabili.
Come ha giustamente fatto notare il giornalista Giulio Meotti: “Piange il cuore per tutti questi morti e per la nostra incapacità di difendere la democrazia da questi mostri. Quanta altra barbarie come la decapitazione di Samuel (Paty) servirà per risvegliare le coscienze assopite?”

L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.