Continua la lotta al BDS: “Non consentiremo l’ingresso a chi nega il nostro diritto di esistere nel mondo”

HaTikwa (L. Clementi) – La vicenda in pillole: due deputate statunitensi musulmane, Ilhan Omar e Rashida Tlaib, hanno annunciato di volersi recare in Israele e in ‘’Palestina’’ per conoscere la realtà locale. Lori Lowenthal Marcus e Jerome M. Marcus affermano, in un articolo scritto il 26 luglio scorso su Jns.org, che l’Ambasciatore israeliano negli Usa Ron Dermer ha detto che Israele non avrebbe impedito alle due congressiste di entrare nel paese, nonostante siano entrambe dichiarate sostenitrici del movimento BDS (campagna per Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni contro lo Stato d’Israele). Esiste una legge del 2017 che impedisce l’ingresso a cittadini stranieri che hanno compiuto pubblicamente azioni di boicottaggio ai danni dello Stato ebraico; il ministero degli Esteri, tuttavia, può raccomandare una deroga per motivi diplomatici.
Recentemente Israele, con l’appoggio del Presidente USA Donald Trump, ha invece negato alle due il permesso di ingresso nel Paese. ‘’Non consentiremo l’ingresso a chi nega il nostro diritto di esistere nel mondo’’ ha detto il Vice Ministro degli Esteri Tzipi Hotovely. E ancora, il Primo Ministro Netanyahu: ‘’Non c’è altro Paese al mondo che rispetta gli Stati Uniti e il Congresso americano più di Israele, ma l’itinerario previsto per la visita dimostra che l’unica intenzione delle due deputate era di danneggiare Israele.’’
Lo stesso Presidente Trump ha scritto su Twitter: “Odiano Israele e tutti gli ebrei e non c’è nulla che possa essere detto o fatto per far cambiare loro idea.’’ Successivamente, Tlaib ha richiesto e ottenuto un permesso d’ingresso per motivi umanitari, per andare a visitare la nonna ormai novantenne, affermando durante il suo viaggio di non promuovere alcuna campagna contro lo Stato. La deputata ha poi ritrattato, definendo ‘’opprimenti’’ le politiche israeliane.
La questione ha spaccato l’opinione pubblica: chi accusa lo Stato ebraico di illiberalismo e di servilismo nei confronti del Governo americano, chi ne difende le ragioni accusando le due deputate di voler soltanto gettar fango su Israele. Il pensiero dei primi può riassumersi nella dichiarazione in merito dello speaker Dem del Congresso USA Nancy Pelosi: la decisione di negare l’ingresso a due parlamentari americane “non è degna del grande Stato di Israele” e il fatto che il presidente Donald Trump abbia incoraggiato Israele a negare l’ingresso alle due parlamentari “è un segno di ignoranza e mancanza di rispetto”. Dunque può uno stato democratico e liberale come Israele negare l’ingresso a due deputate americane se anti-Sioniste? Per i secondi, assolutamente sì. Innanzitutto affrontiamo la questione sulla Legge BDS del 2017. Precludere l’entrata allo straniero che danneggia e boicotta pubblicamente lo Stato è previsto dalla legge. Dunque è scorretto parlare di servilismo nei confronti degli USA, in quanto è lo stesso ordinamento israeliano a prevedere un tale comportamento. A questo punto si direbbe: ‘’Si, ma la legge è giusta? Può uno Stato democratico bandire dal proprio territorio stranieri che sostengono attivamente il BDS?’’
Le ragioni di una Legge simile devono essere trovate nel continuo bombardamento mediatico a cui è sottoposto lo Stato d’Israele: boicottaggi, manifestazioni, dissensi. Un filo-Sionista potrebbe tranquillamente chiedersi se talvolta i manifestanti spostano lo sguardo verso alcuni paesi arabi, all’interno dei quali un normale cittadino israeliano non può entrare, e un cittadino del resto del mondo con visto israeliano fa meglio a cambiare passaporto. Giustamente si potrebbe rispondere: ‘’Ma Israele non è l’avanguardia del Medio-Oriente, il grande Faro di Democrazia che tanto millantate? Mica può essere paragonato all’Arabia Saudita’’. Infatti non può essere paragonato all’Arabia Saudita. Tant’è che con gli investimenti nel campo della ricerca, la potenza nucleare e militare non si spiega come sia possibile che chi costruisce tunnel, accoltella e bombarda con i Qassam un giorno sì e l’altro pure sia ancora tranquillamente lì a costruire tunnel, accoltellare e bombardare con i Qassam.
‘’Poi parlano di risposta eccessiva e di Stato oppressore…’’ pensa tra sé e sé il filo-Sionista ‘’Chissà se conoscono l’Iron Dome…’’
Dunque mentre i primi affermano che rifiutare due deputate americane che vogliono andare in visita è un atteggiamento non rispettoso e non democratico, i secondi rispondono che essere democratici in Medio-Oriente non è così facile come esserlo in Italia, specie se ci si chiama Israele. Gli israeliani hanno accolto 70 membri del Congresso americano, democratici e repubblicani. Cosa avranno queste due di diverso? Musulmane? Macché, c’è addirittura un partito arabo e anti-Sionista in Knesset, ‘’Balad’’.
L’itinerario per il viaggio è intitolato: “US Congressional Delegation to Palestine”, e avrebbe condotto Omar e Tlaib attraverso i maggiori centri palestinesi in Gerusalemme e in West Bank. Non è stato previsto alcun incontro con un funzionario israeliano, di nessun credo politico: perlopiù Associazioni no-profit palestinesi e attivisti per i diritti umani. ‘’The Times of Israel’’ afferma che le deputate avrebbero incontrato Hanan Ashrawi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.
Scrive sempre il ‘’Times of Israel’’ che il viaggio è stato organizzato da ‘’Miftah’’, una ONG palestinese con a capo Ashrawi. ‘’Miftah’’ supporta il boicottaggio di Israele, loda i kamikaze palestinesi ed è nota per aver pubblicato accuse antisemite, poi ritrattate. Un suo membro dello staff, Nawaf Al Zaru, nel 2013 ha inoltre postato un articolo di critica nei confronti dell’allora Presidente USA Barack Obama per aver ospitato un Seder di Pesach alla Casa Bianca, in quanto – afferma – gli Ebrei uccidono i bambini non Ebrei usando il loro sangue per rituali religiosi. A questo punto si attende la risposta dei primi.

L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.