Educazione ebraica: la questione Yacov-Esav

di Noa Piperno
Nella Torà viene posto il problema di cosa voglia dire educare.
L’esempio di cui ci si può avvalere è quello di Yacov ed Esav, due gemelli con caratteristiche molto diverse fra loro: da una parte Esav, cacciatore, irruente ed esplosivo e dunque proiettato verso l’esterno; dall’altra Yacov, dedito allo studio e riflessivo, proiettato verso l’interno.
Rav Irsh, commentatore tedesco vissuto nella metà del diciannovesimo secolo, si sofferma su questa notevole diversità, permettendosi di riprendere lo sbaglio commesso dai genitori, Itzchak e Rivkà, nell’educare i propri figli. Essi infatti non sono stati in grado di porre attenzione alle loro specificità e alle loro peculiarità, sia implicite che esplicite. Entrambi sono stati educati allo stesso modo: è stato chiesto ad Esav di abbandonare la propria indole e seguire lo stesso percorso di suo fratello, studiando nella tenda. Così facendo, non ha avuto gli strumenti per trasformare le sue doti in virtù. Egli infatti, è colui dal quale discendono tutti gli aggressori del popolo ebraico.
Rav Irsh fa notare che i suoi genitori non avrebbero dovuto sopprimere questa impetuosità. Esav sarebbe potuto diventare un difensore e non, al contrario, un aggressore di Am Israel.
Educare, dunque, significa far emergere il potenziale di ciascuno e plasmarlo nel miglior modo possibile. L’educazione, dal punto di vista ebraico, ha un obiettivo comune; ciò che differisce però è la moltitudine di percorsi che servono a raggiungerlo. Questo infatti, deve essere adattato alla varietà di ognuno. Le peculiarità non vanno oppresse o negate, bensì portate in superficie.
Rav Irsh fa poi notare che la parola “chanach” (חנך), “educare”, è foneticamente simile alla parola “chanak” ( חנק), “soffocare”. Il pericolo, perciò, è quello di far sfociare l’insegnamento in oppressione, non lasciando la possibilità di far fluire le proprie caratteristiche.
L’educazione è, da una parte, nutrimento, il quale avviene attraverso l’esofago; dall’altra, invece, è respirazione, resa possibile dalla trachea. Dunque, Rav Irsh, si avvale di entrambe le strutture anatomiche per indicare la sua duplice funzione. Il soffocamento è il cortocircuito delle due strutture. Perciò, il percorso adeguato è quello di educare avendo chiaro l’obiettivo, ma con la consapevolezza che, nonostante sia difficile, bisogna creare strade diverse in base alle peculiarità di ognuno.

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