Avete mai sentito parlare della sindrome di Gerusalemme?

Avete mai sentito parlare della sindrome di Gerusalemme?
In un episodio de “I Simpson”, Homer è affetto da questa sindrome mentre è in visita in Israele con la sua famiglia, i cui membri finiranno per proclamarsi “il Messia”.
Si tratta di un disturbo dissociativo dell’identità che colpisce alcune persone che visitano la cosiddetta “Città Sacra”, caratterizzato da deliri di natura religiosa causati dall’identificazione con personaggi del Vecchio o del Nuovo Testamento, attraverso l’adozione di una personalità che, in seguito, non sono più in grado di ricordare.
Molte di loro, inoltre, per potersi immedesimare maggiormente nei vari protagonisti biblici, cambiano i propri abiti, cercando di distaccarsi il più possibile dalla realtà che li circonda.
Il primo a descrivere a livello clinico la sindrome di Gerusalemme fu lo psichiatra Yar Bar-El, ex direttore del Kfar Shaul Mental Health Center di Gerusalemme, il quale, dopo aver esaminato circa quattrocento turisti che erano stati classificati come dementi, riuscì a codificare i sintomi tipici.
Ha inoltre suddiviso in tre categorie principali i soggetti che ne soffrono: coloro che manifestano i sintomi prima del loro arrivo a Gerusalemme, spinti da una missione da compiere; coloro che sono invasi da pensieri che vedono al centro la Città Sacra, a causa di insofferenze religiose; ed infine coloro che mostrano sintomi psicotici dopo aver raggiunto la città, come ad esempio ansia, nervosismo, bisogno di recitare versi o salmi religiosi e la necessità di separarsi dal resto del gruppo.
Un esempio ben noto si manifestò nel 1969 da parte dell’australiano Michael Rohan, il quale cercò di bruciare la spianata delle moschee per favorire l’avvento del Messia. Un altro turista invece, si autoproclamò “Mosè” passeggiando per le strade con le Tavole della Legge.
La Sindrome di Gerusalemme viene spesso paragonata a quella di Parigi, Firenze o Stendhal, in cui i turisti si ritrovano in realtà distorte e stati mentali turbinosi.
di Noa Piperno

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