Afghanistan, il Cimitero degli Imperi

Il “Cimitero degli Imperi”, un titolo impressionante e inquietante di cui nessuno se non l’Afghanistan può forgiarsi. Un’aura imponente che forse può sembrare esagerata o inopportuna per chi non conosce le dinamiche asiatiche. Però la lunga Storia parla chiaro: nessuno in oltre venticinque secoli è mai riuscito a governare con successo l’Afghanistan.
Prima di immergersi nella cronologia degli imperi e dei dominatori che hanno tentato di tenere le redini del Paese, è importante comprendere 3 fattori fondamentali della geopolitica afgana, che hanno reso la zona particolarmente ambita dalle potenze mondiali, ma allo stesso tempo instabile e complessa da amministrare.
In primis, la posizione strategica. L’Afghanistan è un grande crocevia di importanti traffici commerciali, tra la Persia e la Cina e tra la Russia e l’India, un vero ponte tra il Medio e l’Estremo Oriente, una stazione imprescindibile per i commercianti. Dopodiché, la geografia: un enorme altopiano, arido e con solo il 14% del terreno coltivabile, che rende difficile sia l’urbanizzazione (tanto che le principali città sono solamente quattro), sia la costruzione di infrastrutture efficienti. D’altro canto, il Sud del Paese ospita l’84% della produzione mondiale di oppio, mentre nel resto del territorio abbondano le miniere di rame, litio, ferro e altre materie prime. L’ultimo aspetto da tenere in considerazione è l’alta frammentazione della popolazione, che, dopo anni di scontri e colpi di stato, ha chiaramente ostacolato la formazione di una coscienza nazionale afghana, oltre che il riconoscimento sul territorio del Governo centrale. Dopo i Pashtun, i gruppi etnici più popolosi sono i tagiki, gli hazara, gli uzbechi, gli aimak, i turkmeni e i baluchi. Inoltre, l’80% della popolazione è musulmana sunnita, mentre il restante 20% sciita: quindi, per non farsi mancare nulla, anche la religione è stata motivo di scontri e tensioni interne.
L’avvicendarsi degli antichi imperi
Il primo grande impero che raggiunse e assoggettò l’Afghanistan fu quello di Alessandro Magno nel 330 a.e.v., che però fu presto sostituito dai Kushan poi dai Parti, dagli Sciti, dagli Unni e dai Sasanidi persiani, fino ad arrivare alla conquista islamica del VII secolo. Con i secoli e l’avvicendarsi di varie dinastie, quasi l’intera popolazione si convertì all’islam, finché nel 1219 la regione fu invasa e annessa all’impero mongolo di Gengis Khan.
Il primo Stato afghano
La prima esperienza di stato afghano indipendente risale solamente al 1747, quando il generale Ahmad Durrani, capo di una tribù Pashtun, dichiarò l’indipendenza dall’Impero persiano, fondando l’Impero Durrani. Fino ad allora, l’area era sempre stata una delle tante province della potenza dominatrice di turno. Per la prima volta l’Afghanistan aveva un’entità nazionale a sé stante.
Tuttavia, le tensioni geopolitiche non diminuirono: considerata la posizione strategica a cavallo tra l’Impero Russo e l’Impero Britannico, l’Afghanistan fu presto coinvolto in due scontri bellici passati alla storia come le guerre anglo-afghane terminate nel 1880. Dopo la difficile vittoria inglese, fu istituito l’Emirato dell’Afghanistan, uno stato filo-britannico con a capo Abdur Rahman Khan, che ridusse il potere delle tribù e avviò il processo di occidentalizzazione del Paese.
Dopo alcune lotte fratricide tra i successori di Rahman Khan, nel 1919 ascese al trono Amanullah Khan, un governante fortemente anti-inglese, che dichiarò il Jihad contro l’Impero Britannico. Dopo un’aspra guerra contro i britannici, nonostante la sconfitta, riuscì a ottenere una vera indipendenza e a uscire dalla pesante influenza britannica.
Il nuovo Re cercò immediatamente di aprire nuovi canali diplomatici con le altre potenze mediorientali, in primis con la Turchia di Ataturk e la Persia di Reza Shah Pahlavi. Similmente ai leader citati, avviò un’importante campagna di modernizzazione e di apertura culturale, allestendo stazioni radiofoniche, accogliendo la musica e i film occidentali, e soprattutto concedendo maggiore libertà alle donne.
Tra il 1919 e il 1973, Amanullah Khan e i suoi successori tentarono di avvicinare l’Afghanistan al mondo occidentale, tuttavia, spesso e volentieri, le riforme si limitarono alla sola capitale Kabul. Il resto del Paese, ancora con un forte retaggio islamico, non riconosceva l’autorità dello stato centrale e fece forte opposizione alle politiche monarchiche.
Un nuovo impero raggiunge l’Afghanistan, la nascita della repubblica sovietica
Nel 1973, mentre il Re Mohammed Zahir Shah era in visita in Italia, il cugino Mohammed Daud Khan pianificò un fulmineo colpo di stato e proclamò la fondazione della Repubblica dell’Afghanistan. Tuttavia, la vicenda repubblicana indipendente non ebbe lunga durata, dato che nel 1978 il Partito Democratico Popolare dell’Afghanistan (PDPA), di ispirazione comunista, rovesciò il Governo, prese il controllo del Paese e creò la Repubblica Democratica dell’Afghanistan, allineandola al blocco sovietico.
Per di più, a causa delle continue tensioni interne, l’URSS, per mantenere il controllo sulla regione, si vide costretta a invadere l’Afghanistan. Fu così che nel 1979 l’Armata Rossa fece il suo ingresso a Kabul, occupando militarmente il Paese.
In quel fatidico momento, entrò nello scenario afghano anche un altro protagonista, che ad oggi possiamo dire aver lasciato un segno davvero indelebile nella storia del Paese: gli Stati Uniti. Impauriti dell’espansionismo sovietico, finanziarono i principali concorrenti locali dei comunisti, ovvero gli islamisti Mujaheddin. Dopo anni di guerriglia, l’Unione Sovietica, stremata e vicina alla sua caduta, non ebbe altra scelta che abbandonare l’Afghanistan nel 1989, in un’operazione spesso annoverata come il Vietnam sovietico.
Il nuovo Emirato islamico, lo “Stato canaglia”
Dopo la caduta del regime filo-sovietico di Mohammad Najibullah nel 1992, gli estremisti islamici presero nuovamente il potere e fondarono lo Stato Islamico dell’Afghanistan. Parallelamente all’ascesa dei mujaheddin afghani, la forte corruzione interna e le numerose frustrazioni furono terreno fertile per la costituzione di un altro movimento integralista islamico, quello dei Talebani, una milizia di giovani pakistani di origine pashtun che presto sfidarono i Mujaheddin in una sanguinosa guerra civile. Nonostante l’inesperienza, nel 1996 i Talebani presero il controllo di Kabul e costituirono l’Emirato Islamico dell’Afghanistan, capeggiato da Mohammed Omar.
Il nuovo governo applicò la legge islamica, la Shari’a, limitando pesantemente le libertà delle donne, cancellando i piccoli passi di occidentalizzazione e intensificando le angherie nei confronti della minoranza sciita. A seguito delle drastiche riforme, l’Afghanistan ottenne il supporto dell’organizzazione terroristica Al Qaeda, dando rifugio allo sceicco miliardario saudita Osama Bin Laden, ricevendo di conseguenza l’appellativo di “stato canaglia” dal presidente USA Bill Clinton.
Post 9/11 – Operazione Enduring Freedom, l’intervento americano
Grazie al suo vasto patrimonio, Bin Laden fece costruire molteplici caserme e centri di addestramento, aprendo le porte a molti dei più spietati terroristi del mondo. Dopo i due attentati alle ambasciate americane in Tanzania e in Kenya, proclamò ufficialmente il Jihad contro l’America, orchestrando, su tutti, l’attentato dell’11 Settembre 2001.
Dopo l’attacco terroristico e il rifiuto del governo afghano di consegnare Bin Laden, il successivo presidente USA George Bush diede l’ordine di invadere l’Afghanistan. Con l’operazione Enduring Freedom, in soli tre mesi tutte le principali basi talebane furono distrutte e il Paese fu in mano statunitense. Fu quindi instaurato un governo di transizione filo-americano guidato da Hamid Karzai e ufficializzato nel 2004 con le prime elezioni presidenziali. Negli anni successivi, le forze NATO continuarono a presidiare il neonato Stato afghano, cercando di limitare le forze talebane e di garantire diritti e libertà alla popolazione locale.

Laureato con Lode in Medicina e Chirurgia presso Humanitas University di Milano, è stato Presidente UGEI nel biennio 2022-2023.
Nato e cresciuto a Siena, attualmente ricopre il ruolo di Policy Officer UGEI e di redattore HaTikwa.